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  • Immagine del redattoreAnna M. Casadei

Donne, famiglia e bonus in fase post-COVID


Ogni momento eccezionale nell’ultimo periodo della nostra storia, ed in particolare nel corso di questa pandemia, si torna a parlare dell’eccellenza e del sacrificio delle donne. Ma poichè ora siamo in fase 3, e la politica è ora impegnata sulle elezioni regionali e su come non far sprofondare l’Italia (su cui non ci sono progetti chiari ma solo eventuali ipotesi, purtroppo), l’argomento donna e famiglia si è di nuovo assopito.

E’ noto che nel lavoro, a parità di ruolo e di competenza, la donna è pagata meno dell’uomo ed incontra notevoli difficoltà quando si tratta di avanzare di ruolo. Naturalmente si hanno delle eccezioni, tutto dipende dalla mentalità e formazione di chi ha la capacità di decidere che magari è ancora legato alla figura femminile come era nella società patriarcale e teme di dover ‘perdere’ in termini di guadagno nel momento in cui la dipendente decida, per esempio, di diventare madre.

Per ovviare a tali situazioni fu emanata la Legge 10-04-1991 n.125 sulle pari opportunità uomo-donna nel lavoro la cui finalità, come definita nell’art. 1 comma 1: “..hanno lo scopo di favorire l'occupazione femminile e di realizzare, l’uguaglianza sostanziale tra uomini e donne nel lavoro, anche mediante l’adozione di misure, denominate azioni positive per le donne, al fine di rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunita’”. Il diritto di eguaglianza è però sancito già nella Costituzione, sia nei principi fondamentali (art. 3), sia come. parità nel lavoro (art. 37).

Il dover emanare leggi per garantire ulteriormente il diritto di parità tra sessi è solo una dimostrazione di come sia difficile recepirlo. Purtroppo tale difficoltà emerge in periodi straordinari per poi scomparire. Il fatto che siamo un Paese con un numero di nascite in fase negativa rende ancora più evidente tale aspetto. Secondo dei dati de ‘Il Sole 24 ore’ nel 2019 sono state oltre 37mila le neo-mamme lavoratrici che hanno presentato le dimissioni e come maggior causa è stata la difficoltà a conciliare famiglia e lavoro. La donna è sacrificata soprattutto dalla politica sociale di questo Paese che non fa investimenti e non incentiva, per esempio, lo sviluppo di asili presso le aziende, che sono presenti solo in alcune realtà.

Da tutte le parti politiche si parla solo di bonus (baby sitter, asili, vacanze, ecc), sarebbe utile pensare a fare delle politiche sociali adeguate che siano a supporto delle famiglie e non fare degli interventi in emergenza e poi, quando l’emergenza passa, ci si scorda di tutto…

Ci vogliono persone competenti a guidare il Paese, mi sembra veramente ridicolo costituire delle task force sui vari temi per non prendersi la responsabilità delle loro scelte, e poi spesso non si prende in considerazione ne’ il parere della task force né si decide in proprio! Ma ora l’importante per i nostri politici è il poter rimandare tutte le decisioni a dopo le elezioni, purtroppo questa è sempre la loro unica decisione: RIMANDARE!


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